lunedì 21 gennaio 2008

La parola alla difesa

prendo dal blog di marckuck questo contributo di uno dei 67 professori della Sapienza, firmatario della famosa lettera al Rettore. Mi sembra doveroso diffondere anche le ragioni e le riflessioni di chi è stato frettolosamente, secondo me, bollato come intollerante.

"Sono uno dei 67 vituperati eretici, mediaticamente bruciati al rogo per aver osato scrivere al Magnifico Rettore dell’Universita’ dove a tempo pienissimo insegno e faccio ricerca da decenni (per carita’, non un cervellone di grande calibro, ma una dignitosa vita da mediano, apprezzata da colleghi e studenti) che ritenevo inopportuno fare inaugurare l’anno accademico da una autorità
religiosa.

Scrivo per sottoporre al FORUM una serie articolata di domande, in un disperato tentativo di spiegare perche’ non abiurai agli inquisitori, anche quando mi resi conto che la partita era perduta, e di ristabilire una qualche parvenza di verità nel frastuono starnazzante degli officianti che eseguono la condanna.

Punto Primo dell’atto di accusa:
Risponde a verità che noi, la Piccola Minoranza dei 67 dannati, siamo gli unici a ritenere, tra i docenti della Sapienza, che la scelta del Magnifico Rettore era inopportuna?
La mia difesa, anche sotto tortura, e’ “No, molti condividevano e condividono, non tutti vollero o poterono firmare. Potrebbero illustri sondaggisti, anche di fiducia vaticana, ristabilire la verita’?”

Punto Secondo dell’atto di accusa:
Ritenevamo noi che al Papa dovesse essere impedito accedere, parlare alla Sapienza, comunque e per sempre?
La mia difesa e’ “No, ritenevamo inopportuna la circostanza. In qualsiasi altro momento, come ogni personaggio della cultura, il Papa e chiunque altro e’ il benvenuto nella nostra Universita’ ”

Punto Terzo dell’atto di accusa:
Avete attribuito all’innocente Pontefice opinioni non sue, traendole da una dotta citazione di altrui pensiero: che addirittura volesse confermare la sentenza su Galileo!
La mia difesa e’ “Personalmente mi sono dato la briga di leggere integralmente la recentissima enciclica Spe Salvi, dove il Pontefice illustra chiaramente il suo punto di vista su ragione (scienza) e libertà (politica): entrambe hanno storicamente fallito (?), possono riproporsi all’umana speranza solo se ‘fondate’ sulla fede (cattolica) e con essa ‘integrate’. Opinioni rispettabili, ma non condivise da tutti. Non credo che il Pontefice voglia dialogare o cambiare idea. Oltretutto, non e’ l’Enciclica la forma piu’ solenne e ritenuta meno fallibile con cui enunciare l’alto insegnamento del successore di Pietro?”

Le mie domande:

1) e’ giusta la condanna mediatica ? Se si’, sopportero’ eroicamente il rogo

2) e’ legittima la preoccupazione di chi, come l’On. Casini, teme per i propri figli affidati a tali indegni maestri? Chiamo a testimoniare chi ha frequentato la Facolta’ di Scienze alla Sapienza:
noi facciamo il nostro mestiere con grande impegno, serieta’, competenza, e mai tradiamo la conoscenza che deriva dalla nostra sperimentazione a causa di preconcetti ideologici

3) ha ragione chi vuole “denunciarci”, come l’On. Gasparri ? Chiedo solo di informarlo che non ci sono i Tribunali Speciali, di cui forse ha nostalgia, e che la Costituzione non prevede reati di pura opinione che non violino leggi della Repubblica

4) e’ sensata la proposta dell’Onorevole Calderoli, che vuole cambiare il nome dell’Universita’ La Sapienza in “L’Ignoranza”? Ritengo che lo fa per una incoffessata aspirazione a una cattedra, che gli spetterebbe in questo caso per chiara fama

5) infine, piu’ seriamente, ci amareggia e ci mortifica l’atteggiamento di politici, intellettuali, giornalisti, anche di grande livello e serieta’: perche’ si sono precipitati a uniformarsi a un coro di sdegnata condanna nei nostri confronti (altra cosa e’ stigmatizzare facinorosi gruppi di autentici
intolleranti, che pure sono apparsi sulla scena) senza esaminare attentamente i fatti?

Al dunque, e questa non e’ una domanda ma un punto di vista, il tutto fu causato da una improvvida iniziativa del Rettore, ansioso di acquistare indulgenze, con interessata sponda nelle gerarchie ecclesiastiche per un ulteriore palcoscenico da cui propagandare idee di subordinazione della cultura alla confessione religiosa. Altro che “tema: la pena di morte”. Altro che “dialogo negato”.
Altro che “lezione rifiutata per timore di non essere all’altezza di un grande teologo”.

Prego di citare il mio contributo come “uno dei 67 - lettera firmata”, non ho nessuna voglia ne’ ambizione di grande esposizione mediatica, anche se non temo un pacato confronto con chiunque abbia opinioni diverse.

Beninteso, il mio nome puo’ essere rivelato 1) all’on. Gasparri per portare a segno la sua denuncia 2) al ministro Mussi se vuole, a quattr’occhi, rendersi conto della superficialita’ con cui ha espresso il suo parere 3) al Papa, o a suoi fiduciari, che vogliano davvero rispondere a una domanda che deve
imbarazzare i cattolici di stretta osservanza: cosa fare se la conoscenza scientifica, ora come ai tempi di Galileo, dovesse contrastare con le scritture? O semplicemente non essere “fondata” e “integrata” con la fede? Abiurare?

Gianni (uno dei 67"


Ringrazio quelli che contribuiranno alla diffusione di questo testo, soprattutto in un momento tanto delicato per la nostra Repubblica.

1 commento:

Anonimo ha detto...
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