
Quando è nata Chiara, 22 anni fa, portò un raggio di sole nella nostra famiglia, una bambina finalmente, dopo tanti maschi. Brindammo tutti allegramente insieme ai genitori, giovanissi e felici come lo possono essere i giovani innammorati che vedono realizzati i propri sogni.
Chiara era una bimba allegra, forte dei suoi affetti, simpaticissima. L'abbiamo vista crescere con soddisfazione. Diventava via via più bella mentre assumeva la forma di una donna. Ed era bravissima a scuola, studiosa, impegnata, mai banale come la maggior parte dei suoi coetanei.
Poi a 15 anni Chiara cambiò carattere, improvvisamente. Cominciò a quell'età il suo distacco dalle cose cosiddette femminili: abbandonò definitivamente le gonne nonostante le belle gambe, cominciò a indossare sempre jeans sdruciti e maglie dal collo alto. Giubbotti bomber che coprivano le sue belle forme. Ci si rammaricava in famiglia che avesse tagliato i suoi bei capelli biondo scuro e ci si chiedeva come mai il sabato sera non perdesse tutto il tempo che in genere impiegano le ragazze per prepararsi prima di uscire. Tutta la famiglia assisteva un po’ stupita al cambiamento radicale della sua personalità, sperando in fondo al cuore che si trattasse di un periodo di crisi temporanea dovuta agli umori variabili dell’adolescenza.
Chiara era una bimba allegra, forte dei suoi affetti, simpaticissima. L'abbiamo vista crescere con soddisfazione. Diventava via via più bella mentre assumeva la forma di una donna. Ed era bravissima a scuola, studiosa, impegnata, mai banale come la maggior parte dei suoi coetanei.
Poi a 15 anni Chiara cambiò carattere, improvvisamente. Cominciò a quell'età il suo distacco dalle cose cosiddette femminili: abbandonò definitivamente le gonne nonostante le belle gambe, cominciò a indossare sempre jeans sdruciti e maglie dal collo alto. Giubbotti bomber che coprivano le sue belle forme. Ci si rammaricava in famiglia che avesse tagliato i suoi bei capelli biondo scuro e ci si chiedeva come mai il sabato sera non perdesse tutto il tempo che in genere impiegano le ragazze per prepararsi prima di uscire. Tutta la famiglia assisteva un po’ stupita al cambiamento radicale della sua personalità, sperando in fondo al cuore che si trattasse di un periodo di crisi temporanea dovuta agli umori variabili dell’adolescenza.

Sua madre a un certo punto aveva preso ad ascoltare di nascosto le conversazioni di Chiara al telefono. Oppure a compiere ossessive invasioni di campo rovistando nelle sue cose, come a volte fanno le mamme quando capiscono che qualcosa non va. E man mano aveva dato forma e corpo ai suoi pensieri più angosciosi, all'incubo più grande che da un po' la ossessionava: Chiara è lesbica?
Chiara fu messa alle strette. Ora sua madre le sbandierava sul viso una foto. La foto della più cara amica di Chiara con una dedica che non lasciava spazio ai dubbi. In uno violento scatto d'ira, Chiara le chiese urlando di non occuparsi più delle sue faccende personali. Di lasciarla perdere. Di non andare a scavare nella sua intimità. Urlò che a lei questo mondo faceva schifo, che si sentiva soffocare, come in una prigione... In quel momento, quando tutto fu più chiaro, a sua madre cadde il mondo addosso. Come succede quando un lutto improvviso distrugge la vita e le speranze. E urlarono insieme senza capirsi più.

Cominciò così la guerra di Chiara. Una guerra aperta, senza quartiere. Suo padre non le metteva ostacoli, la lasciava libera di essere ciò che si sentiva di essere. Anche tutti noi della famiglia, messi a parte dalla madre a uno a uno della grave tragedia facemmo di tutto per ricomporre la situazione. A volte disprezzando sua madre con interventi molto forti per la sua insensibilità, altre volte con la dolcezza. Tentativi di persuasione che però si perdevano in ore di conversazioni estenuanti quanto inutili. Non ci fu niente da fare, sua madre la odiò, le si scagliò contro con una furia selvaggia. Anche gli amici dell'associazione cattolica le voltarono le spalle, a uno a uno smisero di frequentarla, di chiamarla, di starle vicini. Anche la sua amica del cuore la lasciò, preferendole un ragazzo di buona famiglia. Poco alla volta la cattiveria il pregiudizio e l'intolleranza diventarono delle costanti nella vita di Chiara.
Ma non si diede per vinta.
Si arruolò nell'esercito. Finalmente qualcosa stava cambiando, si avverava un sogno. Un sogno che la portava lontana da quell'incubo quotidiano che stava diventando la sua esistenza. Dovette fuggirne presto però: orribili episodi di nonnismo la misero ancora una volta con le spalle al muro.

Tornò a casa Chiara, più sola che mai, sconfitta, bisognosa di un forte sostegno affettivo. In un estremo tentativo di dare una svolta alla sua vita aveva ripreso gli studi all'università. Si era persino assoggettata a fare delle sedute di psicoterapia come voleva sua madre. Ogni tanto tornava a giocare con la squadra di calcio femminile. Suo padre la accompagnava e faceva il tifo per lei. Oppure le dava una mano in tutte le sue necessità quotidiane. Anche le liti familiari erano finite.
Chiara non voleva combattere più, era stanca.
Chiara si è tolta la vita, l'anno scorso a un passaggio a livello, di notte.
11 commenti:
Piccina...
vita chiara era figlia di mio cugino. Per tutta la famiglia è stato un momento molto brutto. purtroppo non siamo riusciti ad evitare qlcsa che da un po' era nell'aria, ci angosciava.
Una grande responsabilità ce l'ha sua madre che non ha voluto mai accettare la diversità di chiara, ma in qualche modo ne siamo responsabili un po' tutti.
:-(
Mariad,
in famiglia abbiamo un caso simile, ma conclusosi, dopo dolori e tragedie, splendidamente bene.
Si parla di mio cugino, che oggi è un giovane uomo sereno. Ne farò un post prima o poi.
Un saluto affettuoso, passo a leggere il post precedente.
Anna
Non è giusto. E poi dicono di afferrare la vita e che se vuoi qualcosa basta allungare la mano e prenderla.
Falso! Se gli altri tentano e riescono a metterti i bastoni tra le ruote a volte non hai proprio scelta.
Capisco che tutti voi vi sentiate un po' responsabili, ma leggendo il post credo che questo senso di colpa che avete non sia giusto. Anzi, le avete date affetto e dimostrazione di saperla accettare per quello che lei voleva essere e non per quello che sua madre desiderava fosse.
Non l'ho mai conosciuta ovviamente, ma un saluto ovunque lei sia non riesco a trattenermi dal non farlo.
Ciao Chiara.
Daniele
non mi avevi mai parlato di questa cosa...è tremenda.
Ogni volta che mi incontri per strada pensa a me come un sopravvissuto.
E' una storia molto tragica e intensa e ben raccontata.
anna allora sai quel che si è passato. Purtroppo chiara non ce l'ha fatta, lasciando un vuoto immenso
daniele grz
cmq io il peso che si poteva fare di più ce l'ho sul cuore.
Franco è successo l'anno scorso. Una tragedia inenarrabile. Una cosa terribile è stata pure l'omelia del prete durante il funerale. Ma questo lo spiegherò in altro post magari, se mi viene la voglia di farlo, perchè già c'ho tentato ma mi fa troppo male ancora
L'ho letto tutto d'un fiato, non ero preparato alla fine. M'ha preso un vero colpo al cuore.
Vaffanculo mondo egoista (consentimelo).
:-( duccio
Mi ha commosso... davero non ho parole. E' sempre doloroso raccontare storie che hanno ferito così tanto il cuore. Un abbraccio forte, Giulia
Buon Dio! che vicenda terribile...non dico nulla, ogni parola sarebbe inutile e stupida. Ma sono molto choccato.
si marckuck, una storia terribile,
soprattutto per chiara
Che immensa tragedi, come può una madre fare questo a sua figlia?
Scusa dato che si parla di tuoi famigliari, ma spero che il rimorso le rimanga bruciante per tutta la vita, in ogni momento.
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